ANTEFATTO
L’1 ottobre è andato in onda un servizio delle Iene a proposito del “Triangolo della Morte”, la zona inclusa tra Acerra, Nola e Marigliano detta anche “Terra dei Fuochi”, che pone l’accento su anni di discariche abusive in terreni che vengono tranquillamente destinati alla coltura di ortaggi, poi venduti e distribuiti in tutta Europa. Parte dei rifiuti tossici proviene anche da aziende del nord Italia.
Niente, non c’è nulla da fare. E’ più forte di loro, proprio non riescono a farne a meno. In autunno i brand italiani sembrano proprio calamite per una bella crisi sui Social Media.
Ma si sa, siamo italiani, ci mettiamo passione nelle cose, pasta pizza e mandolino. E passata di pomodoro. Sì perché a pochi giorni dalla gaffe di Barilla è il momento di Pomì, un’accoppiata perfetta.
La tensione sociale che si è sviluppata attorno alle vicende sul Triangolo della Morte è sicuramente una ghiotta occasione da intercettare per chi produce e distribuisce prodotti alimentari provenienti da terre (presumibilmente) estranee, e comunicare con forza la propria identità e valori.
E Pomì l’ha fatto, ahimè, nel modo sbagliato.
L’1 novembre sulla fanpage di Pomì Italia compare questo post (oddio, diciamo più comunicato):
Per quanto il messaggio in sé possa considerarsi lecito e corretto, l’abbinamento a una grafica vagamente secessionista (passatemi l’abuso letterale) dà vita a una ricetta dal sapore un pelino troppo acido. E a poco è servito postare in una giornata di festa, la festa vera è arrivata anche senza invito: via libera alle accuse di sciacallaggio, sfruttamento, razzismo, e ovviamente alle grida di boicottaggio e, giustamente, decine di contributi che evidenziano come la Pianura Padana sia altamente inquinata.
E dopo un paio di giorni in cui la faccenda comincia a ingrossarsi, torna a parlare Pomì che anziché conversare si gioca una serie di commenti più simili a un Ctrl-c / Ctrl-v di un comunicato che non a qualcosa di scritto con reale sentimento (e comprensione).
Inutile continuare la disamina, certo è che non vorrei trovarmi ora nei panni del Social Media Manager di Pomì. O dell’ufficio stampa.
Domani è lunedì, e la crisi sarà tutt’altro che passata.
[box type=”info” align=”aligncenter” ]Lezioni apprese: almeno un paio, più una sempre valida:
- Se vuoi postare nei giorni di festa assicurati di avere un presidio, di quelli buoni però, pronto ad agire e interagire.
- Se vuoi sfruttare una tensione sociale fallo con la massima accortezza, stai toccando temi critici, comunica senza lasciare dubbi nel pubblico.
- Consultati con dei professionisti prima di pubblicare sui social un contenuto importante; forse scoprirai che devi usare un tono e una forma differenti. E poi chiedi scusa al tuo #SMM per il casino che hai combinato.
EDIT LUNEDI’ 4 NOVEMBRE ORE 22.00
Nessuna novità da casa Pomì, tutto tace. Nel frattempo si sono sviluppati oltre 1.000 commenti nei due post principali (questo e questo), ma la cosa curiosa è che sono stati inibiti i post dei fan: nessuno può pubblicare nuovi post né si può accedere a quelli già presenti, la voce post di altri è scomparsa. Eppure [lightbox full=”http://www.filippogiotto.com/wp-content/uploads/Pomi-post-dei-fan.jpg”]ieri c’era. Lo giuro :D[/lightbox].
Altre risorse:
- pomionline.it – pagina dedicata al tracciamento dell’origine della materia prima
- Pomì Italia – facebook fanpage
- Le Iene – La camorra uccide anche senza pistole
- Le Iene – frutta e verdura contaminati